Con questo terzo articolo si conclude il discorso di SD Stampi, azienda carpigiana con esperienza decennale sulla realizzazione di stampi per poliuretano, sul rapporto tra quest’ultimo e la sostenibilità.
Ti invitiamo a leggere le prime due parti:
https://www.sdstampi.it/poliuretano-e-sostenibilita-parte-1/
https://www.sdstampi.it/poliuretano-e-sostenibilita-parte-2/
Migliorare la gestione dei rifiuti
I rifiuti di poliuretano possono essere macinati e trattati con additivi e cellulosa. Il risultato può essere utilizzato in pannelli isolanti o profili che sostituiscono il legno, può essere trasformato in materiale da imballaggio e può essere aggiunto a strati di malta, gesso, ecc.
Allo stesso modo, questa materia prima può anche essere riutilizzata in altri settori e con altri usi: costruzioni di facciate, mobili, infissi, parti di veicoli, e così via.
Al contrario – come già anticipato nell’articolo precedente – i rifiuti di poliuretano che non possono essere riciclati o riutilizzati possono essere utilizzati per ottenere e generare elettricità negli inceneritori, poiché contengono una quantità significativa di energia al loro interno.
La gestione dei rifiuti solidi è solitamente regolamentata dalla “Scala di Lansink”, che stabilisce una gerarchia generalmente accettata di metodi per trattare i rifiuti, ed è stata la base per la gerarchia in vigore dalla Direttiva 2008/98/EC del Parlamento Europeo del 19 novembre 2008.
Questa gerarchia stabilisce un ordine di priorità nella legislazione e nella politica sui rifiuti.
Ci sono molti modi per trattare lo smaltimento dei rifiuti di poliuretani – con i metodi meccanici, quelli che abbiamo visto nei paragrafi precedenti, e con i metodi chimici – ma tutti hanno ancora molte possibilità di miglioramento.
Il riciclaggio chimico
Vediamo di seguito una panoramica dei vari metodi di riciclaggio chimico:
Glicolisi – Questo processo combina poliuretani industriali e post-consumo misti con dioli ad alta temperatura, provocando una reazione chimica che crea nuovi polioli, una materia prima utilizzata per produrre poliuretani. Questi polioli possono mantenere le proprietà e le funzionalità dei polioli originali e possono essere utilizzati in svariate applicazioni.
Idrolisi – Questo processo crea una reazione tra i poliuretani usati e l’acqua, producendo polioli e vari prodotti chimici intermedi. I polioli possono essere utilizzati come carburante e i prodotti intermedi come materie prime per il poliuretano.
Pirolisi – Questo processo scompone i poliuretani in un ambiente privo di ossigeno per creare gas e oli.
Idrogenazione – Simile alla pirolisi, l’idrogenazione crea gas e petrolio dai poliuretani usati attraverso una combinazione di calore, pressione e idrogeno.
Verso il futuro: scoperto un batterio in grado di degradare il poliuretano
SD Stampi, con sede a Carpi, è un’azienda in continua formazione e che rimane al passo con i tempi in merito agli ultimi aggiornamenti e novità.
Il P4SB è un progetto europeo che ha lo scopo di dare nuovo valore ai rifiuti in plastica tramite l’utilizzo della biologia di sintesi. Per fare questo, sfrutta catalizzatori batterici a cellule intere ingegnerizzati, che favoriscono una conversione ecosostenibile dei rifiuti in plastica.
Nell’ambito di questo progetto, la Germania si è occupata di ricercare un agente microbico in grado di degradare il poliuretano. Lo studio è stato condotto a Lipsia presso l’Helmholtz Centre for Environmental Research-UFZ.
I ricercatori hanno studiato il contenuto di una discarica ricca di plastica e identificato un batterio del genere Pseudomonas, che riesce ad attaccare e rompere alcuni legami chimici che tengono assieme il poliuretano.
Dopo aver individuato il ceppo responsabile della biodegradazione, è stata effettuata un’analisi in cui i ricercatori hanno identificato dei geni che probabilmente permettono al batterio di metabolizzare alcuni composti chimici della plastica per produrre energia.
Il prossimo passo sarà riconoscere se effettivamente questi geni siano responsabili della produzione degli enzimi in grado di degradare questo materiale plastico. A partire da questo si potrà procedere con l’identificazione di strategie volte a convertire i composti a base di petrolio in composti biodegradabili e ottenere, così, plastiche più rispettose del nostro pianeta.
Un’altra ricerca invece, effettuata dalla Yale’s annual Rainforest Expedition and Laboratory, ha individuato un fungo capace di “nutrirsi” di poliuretano. Se vuoi saperne di più ti rimandiamo a quest’altro nostro articolo: https://www.sdstampi.it/fungo-si-nutre-quasi-esclusivamente-poliuretano/
Come avete visto, il mondo del poliuretano è un mondo affascinante, complesso e anche pieno di possibilità.
Tutta l’industria è impegnata a rendere questo materiale migliore e sempre meno impattante dal punto di vista ambientale. Le strade da percorrere per provare a farlo sono tante, e nei prossimi anni si faranno sicuramente tantissimi passi in avanti in questo senso.
In conclusione, il poliuretano è un materiale affascinante, tuttavia per renderlo idoneo a qualsiasi uso ciò che sta al centro di tutto è la progettazione dello stampo e la consecutiva realizzazione.
Uno stampo funzionale rende il “pezzo” utile, pratico e bello ecco perché ogni stampo è diverso dagli altri (https://www.sdstampi.it/gli-stampi-sono-tutti-uguali/)
Resta aggiornato sul blog di SD Stampi, azienda attiva su diversi panorami e territori anche fuori dall’Italia.
Ti interessa questo articolo? Stampalo o scaricalo in formato PDF.